Il divieto del burqa in Spagna è una iniziativa elettorale con sfumature xenofobe, piuttosto che un atto per difendere la dignità della donna. Contrariamente a quanto accade in Francia o in Belgio, il dibattito spagnolo non è stato preceduto da quello sull'identità nazionale. La posizione di Fernando Navarro Sordo spiegata durante il suo intervento a France24.
Dagli anni Ottanta esiste in Spagna il divieto di accesso negli edifici pubblici con il volto coperto, sia che si tratti di un casco da motociclista, di un passamontagna o di altro indumento. Si tratta di una misura adottata nel quadro della lotta contro il terrorismo dell'Eta, con il fine, evidente, di poter identificare una persona. Non ha quindi alcun senso che il Senato spagnolo, dopo la proposta del Partito Popolare, la Unión por el Pueblo Navarro – succursale del Pp in questa regione – e Convergencia y Unión, insista presso il Governo per proibire il velo e il burqa, visto che la materia è, di fatto, già legiferata.
Dagli anni Ottanta esiste in Spagna il divieto di accesso negli edifici pubblici con il volto coperto, sia che si tratti di un casco da motociclista, di un passamontagna o di altro indumento. Si tratta di una misura adottata nel quadro della lotta contro il terrorismo dell'Eta, con il fine, evidente, di poter identificare una persona. Non ha quindi alcun senso che il Senato spagnolo, dopo la proposta del Partito Popolare, la Unión por el Pueblo Navarro – succursale del Pp in questa regione – e Convergencia y Unión, insista presso il Governo per proibire il velo e il burqa, visto che la materia è, di fatto, già legiferata.
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Lo stesso dibattito ha animato, negli ultimi mesi, anche Francia e Belgio, sospinti anche dal fatto che in entrabi i Paesi si sono affrontati problemi legati all'identità nazionale e, allo stesso tempo, si sono visti arrivare grandi flussi di immigrati. Se quello che stanno facendo questi due Paesi è civile e razionale, non si può dire la stessa cosa della Spagna, dove il dibattito sul velo islamico e sul burqa è nato qualche mese fa in vista delle prossime elezioni regionali in Catalogna. Se i principali partiti catalani (Psoe, Pp e Ciu) si sono resi responsabili di questa mossa, è stato per togliere spazio all'estrema destra, che ha usato questi argomenti per avere una visibilità elettorale sfruttando il fatto che in Spagna vi è, ora, il 20% di disoccupazione, con una particolarità del caso catalano: la regione di Barcellona arriva a un 17% di immigrati, di cui un terzo di origine mussulmana. Una realtà parecchio diversa da quella del resto del Paese, dove la popolazione immigrata rappresenta l'8% e solo l'1% è di origine musulmana.
Il Governo spagnolo è stato preso in contropiede dalla questione perché, diversi sindaci socialisti catalani hanno approvato il divieto di burqa: Zapatero e il suo Ministro per le Pari opportunità, Bibiana Aido Ministro – per nulla fan del volto coperto – temono che un divieto formale non faccia altro che radicalizzare le posizioni. La tradizione mussulmana spagnola, non solo medievale, è estremamente radicata: già il Consiglio Islamico rappresentato da Mansur Escudero, è malikita, corrente relativamente liberale e molto diversa dai salafita o dai wahabiti. Da questo ne deriva che la maggior parte dei mussulmani spagnoli sono contrari all'uso del burqa.
Il timore delle elezioni locali, a cui a volte possono partecipare gli immigrati, mette i partiti tradizionali in difficoltà: si teme che il voto immigrati sbilanci le posizioni in vista delle municipali del 2011.
Fernando Navarro Sordo
Europa451
Qui il video dell'intervento di Fernando Navarro a France 24
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